Questi ultimi giorni sono passati in un battibaleno e il caldo è arrivato con un almeno venti giorni di anticipo. L’avvio del progetto era stato programmato per fine mese, ma in queste condizioni sarà il caso di cominciarlo prima. Ieri ho passato tutta la giornata a spulciare il web in cerca di un valido negozio online da cui comprare i semi tropicali. Un’impresa impossibile che non finiva più! Il problema principale è che non esiste un unico sito che venda tutte le specie di cui hai bisogno. Uno ne vende alcune, un altro ne vende altre, ma mai tutte assieme. Dopo un intero pomeriggio e una faccia da zombie con occhiaie che toccavano il pavimento, ho scoperto questo sito fenomenale: Seeds Gallery. È stato l’unico in cui ho trovato praticamente tutto quello che cercavo. Ma oltre ad una scelta variegata, anche i prezzi non sono male. Oltre i 25 euro la spedizione è gratis e nel checkout si guadagnano dei piccoli sconti per gli acquisti successivi. Tanto di cappello! I semi mancanti invece li ho dovuti cercare su eBay. Anche lì ho trovato un buon venditore: si chiama ilseminator, è italiano e a quanto pare lavora davvero bene. Mi raccomando, se decidete di acquistare più semi dal suo store aspettate ad effettuare il pagamento: in questo modo vi farà pagare una sola spedizione piuttosto che una per ogni confezione di semi.
Ma tornando al progetto, facciamo un bell’elenco dei semi che ho comprato e per i quali ho speso all’incirca 40 euro. Per le descrizioni copierò un po’ da Wikipedia o da altri siti dedicati alle piante tropicali, altrimenti ci perderei un’intera giornata.
Psidium Guajava
Sempre più spesso nella nostra cultura occidentale vediamo l’introduzione di nuovi frutti esotici che fino a una ventina di anni fa erano totalmente sconosciuti. Stiamo parlando in guasto caso della guava, un frutto che una volta tagliato a metà assomiglia lontanamente ad un pomodoro. Questo frutto tropicale ha delle eccellenti qualità che ne fanno un super-frutto. I frutti dell’albero hanno una grandezza che oscilla tra i 5 cm e i 10 cm con un peso compreso che può raggiungere facilmente i 200 grammi. Il frutto al palato si presenta dolce e cremoso e al suo interno la polpa assume colorazioni differenti che possono andare dal giallo al rosa fino al rosso intenso.
(fonte http://www.vitamineproteine.com/2012/09/06/proprieta-guava)
Psidium Cattleianum
È simile alla guayaba comune (Psidium Guajava), dalla quale si differenzia per le foglie più lisce e senza nervature, ma anche per la maggiore facilità di coltivazione e fruttificazione in zone più fredde come l’Italia. Il frutto ha un sapore molto gradevole e sebbene assomigli molto alla guayaba comune, in realtà è alquanto diverso: un incontro tra la fragola con una “punta” di banana ed un pizzico di fragranza di Feoija. Non sa affatto di mela e non ha nemmeno la consistenza della mela, come si potrebbe pensare. Se il frutto della Guajava viene chiamato solo guava, quello della Cattleianum prende il nome di guava fragola. Facendo un confronto tra i due, la guava è più grande, di colore giallo o rosso e simile per forma e dimensione alla Feoija (sono parenti d’altronde), mentre la guava fragola ha dimensioni simili alle nespole ed è sempre di colore giallo o rosso. Un utente del forum che ha assaggiato entrambe le varietà pensa che la guava sia superiore alla guava fragola solo per la maggiore percentuale di polpa/buccia, e quindi un gusto più zuccherino, invece per quanto riguarda i colori suppone che le versioni rosse siano più fragranti, ma anche meno resistenti delle gialle alle basse temperature. Io per non sbagliare ho comprato entrambe le varietà di Psidium Cattleianum: sia quella rossa (vedi foto), che quella gialla.
(fonte Tropicamente Forum)
Passiflora Edulis e Passiflora Caerulea
Il frutto della passione, o maracujà, spicca tra il fogliame verde di alcune piante appartenenti alla famiglia delle Passifloraceae, native del Brasile e introdotte in vari paesi a clima tropicale e subtropicale. Tra queste, le specie più conosciute per il loro valore commerciale sono la Passiflora Edulis (detta anche “maracujà viola”) e la Passiflora Edulis Flavicarpa (detta anche “maracujà gialla”).
Parliamo infine di una terza variante, che prende il nome di Passiflora Caerulea. Diciamo che l’ho aggiunta al carrello solo per poter usufruire della spedizione gratuita una volta raggiunti i 25 euro. Questa variante Wikipedia la descrive così: la Passiflora Caerulea è l’unica specie che può essere coltivata in Italia poiché sopporta più facilmente i nostri climi invernali. Originaria del Sudamerica, è una vigorosa pianta rampicante dalle lunghe ramificazioni dotate di robusti viticci che le permettono di ancorarsi facilmente a qualunque supporto. Ecco qui sotto la foto.
(fonte http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/maracuja.html)
Feijoa
La Feijoa, chiamata anche Acca Sellowiana, è una pianta sempreverde tipica del Sud America. Questo albero, che supera il metro e può anche raggiungere altezze molto elevate, si può trovare, ad esempio, nel Brasile meridionale, in Colombia, in Uruguay e nel nord dell’Argentina. L’arbusto sempreverde fa parte della famiglia delle myrtaceae e non produce solamente un ottimo frutto, dal sapore intenso, ma anche un rimedio naturale che possiamo utilizzare per curare o limitare i danni di moltissimi disturbi.
Il frutto, grande come una prugna, con scorza verde e polpa bianca o gialla e con molti semi, ha un gusto che è una via di mezzo tra quello dell’ananas e della fragola. Tipico del sud America, pare che si sia adattato benissimo anche alle nostre temperature, crescendo, ad esempio, in Liguria. La pianta è stata importata nel Vecchio Continente alla fine del secolo scorso e nel nostro paese viene utilizzata principalmente come pianta ornamentale.
Il frutto, dal profumo intenso, contiene pochissime calorie (70 per 100 grammi), diventando quindi un alimento indicato anche per chi è a dieta, anche perché non contiene colesterolo e la quantità di grassi è davvero molto ridotta. Al suo interno, inoltre, contiene moltissima vitamina C, ideale per rinforzare l’organismo e allontanare i malanni tipici dell’autunno e dell’inverno, di beta-carotene e di vitamina B6, indispensabile per il nostro organismo.
(fonte http://www.benessereblog.it/post/2544/feijoa-le-proprieta-nutrizionali-e-le-ricette-piu-sane)
Annona Muricata
Immaginate di fondere in un unico sapore il delizioso gusto delle fragole, della cannella, dei manghi e dell’ananas. Questa è la descrizione che alcuni fanno della guanabana (si pronuncia “guanàbana”). Se non vivete in un paese tropicale, probabilmente non avete mai assaggiato questo frutto. La guanabana, detta anche graviola, è il frutto ovoidale dell’Annona Muricata; ha un’aria molto esotica, è verde brillante, il suo aspetto è un po’ minaccioso e ha tante spine che lo ricoprono. In verità è un frutto dall’inaspettata dolcezza con numerose proprietà che possiamo sfruttare a nostro favore.
Contiene infatti altissime quantità di vitamina C e antiossidanti, capaci di rinforzare le nostre difese immunitarie e mantenere in forma i tessuti, prevenendo l’invecchiamento cellulare. Ha però anche discrete quantità di proteine, utili soprattutto per chi fa sport. Per quanto riguarda i minerali troviamo ferro, fosforo, potassio, sodio e magnesio.
(fonte http://www.freshplaza.it/article/38923/Le-proprietà-della-guanabana,-frutto-tropicale)
Annona Cherimola
La descrizione è pressoché identica a quella dell’Annona Muricata, tranne per il fatto che la Cherimola resiste molto di più dell’altra ai nostri climi invernali. Questo però non significa che coltivarla nel nord Italia sarà un’impresa facile!
Da Wikipedia si legge inoltre che nella terra d’origine il suo frutto è chiamato chirimuya, da cui la traslitterazione italiana cirimoia, ma è volgarmente nota anche con l’appellativo inglese cherimoya o erroneamente anona (che però indica anche il frutto di tutte le specie di genere Anona). Contiene un elevato numero di semi e nel Mediterraneo matura in autunno.
(fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Annona_cherimola)
Annona Glabra
Ecco infine l’Annona Glabra. È un albero che può raggiungere un’altezza di 15 m, con foglie ellittiche lunghe 5–15 cm e larghe 6–8 cm. Il frutto, sferico-ovoidale, delle dimensioni di una mela, è inizialmente di colore verde e diviene giallo a maturazione. A differenza delle altre specie di Annona, la polpa del frutto di questa pianta, piuttosto che essere bianca, tende a variare dal giallo all’arancione. Il frutto si può mangiare tranquillamente e per alcuni il gusto è simile a quello di un melone bianco. È spesso usato per creare marmellate oppure alle Maldive come ingrediente per drink freschi di frutta.
(fonte http://en.wikipedia.org/wiki/Annona_glabra)
Carica Papaya e Carica Papaya Formosa
Beh, questa è la papaia come tutti la conoscono. La papaia è un piccolo albero di 3-10 metri, originario dell’America centrale e diffuso un po’ in tutte le regioni tropicali e subtropicali (Brasile, Florida, India, Indonesia, Sri Lanka). Simile, nell’aspetto, alle palme e porta, sul tronco, le cicatrici delle foglie cadute.
Il frutto è la papaia, una grossa bacca arrotondata od ovoide che può pesare fino a 10 kg. A maturità è di colore verde-giallastro e contiene una polpa di colore arancio, ricca di semini neri ricoperti da mucillagine. La papaia è un frutto tropicale, apprezzato in tutto il mondo per il suo sapore, succoso e rinfrescante, a metà strada tra l’albicocca ed il melone.
La varietà normale non è difficile da trovare, ma non è lo stesso per la versione “Formosa”. Quella l’ho trovata da un venditore tedesco su eBay: un ordine da 2,50 euro con spedizione di 2 euro!
(fonte http://www.my-personaltrainer.it/integratori/papaia-papaya.html)
Cucumis Metuliferus
Il Cucumis metuliferus, comunemente denominato Kiwano, è una pianta annuale rustica e rampicante, a crescita molto veloce, simile alla zucchina o al melone, con foglie dotate di piccole spine e lunghi tralci.
I frutti assomigliano ad un bruco preistorico, pieno di aculei, della grandezza di un piccolo meloncino, di circa 10/15 centimetri. Al suo interno la polpa si presenta succosa e gelatinosa, verde brillante e formata da tanti piccoli semi commestibili (attenzione a non mangiarli nella fase della germinazione perché contengono una sostanza velenosa!). Il sapore è piacevole, leggermente agrodolce, di buon aroma, con un retrogusto simile alla banana (anche se altri dicono che sia più una via di mezzo tra il lime e il frutto della passione). Dicono che l’aggiunta di zucchero ne esalti il gusto. La polpa può essere mischiata alle macedonie, ma è ottima anche con i frutti di mare, con il gelato o i sorbetti.
(fonte http://www.seminiamoli.it/public/dettaglio.php?openMenu=8&id=21)
Hylocereus Undatus (Pitahaya)
Il nome Pitahaya viene da Haiti e significa “frutta spinosa”. Ne esistono due varietà: la Pitahaya Gialla e la Pitahaya Rossa. Prima della completa maturazione la Pitahaya, che pesa tra i 100 ed i 350 grammi, è verde e ricoperta da minuscole ed affilate spine che vengono tolte prima della sua diffusione sul mercato. La varietà Gialla è più piccola e assomiglia ad una pigna sottile, mentre quella Rossa ha una forma più rotonda e sulla buccia presenta delle lingue verdi allungate che avvolgono il frutto. La Pitahaya Gialla ha una polpa bianca con i semi neri, quella Rossa può avere la polpa sia bianca che rossa, con tanti minuscoli semi neri commestibili ed è meno saporita di quella Gialla. La polpa è di consistenza morbida, translucida e con un gusto dolce e delicato particolarmente aromatico. Ecco, ho fatto una cazzata perché ho preso quella rossa.
Ma per via delle dimensioni e dei colori, solo quella rossa viene chiamata Frutto del Drago!
(fonte http://www.ermesfruit.com/index.php?option=com_content&view=article&id=57&Itemid=156)
Averrhoa Carambola
L’Averrhoa Carambola è un albero da frutto originario dello Sri Lanka, della Malesia e di tutta l’Asia subtropicale, ma viene coltivato anche in Brasile, in Colombia e nella Polinesia. Essendo una pianta molto delicata, abituata a climi tropicali, la carambola fa difficoltà ad adattarsi ad altri continenti, ma recentemente è stata introdotta in Sicilia dove riesce a produrre se viene curata e riparata bene.
Il frutto della carambola è molto caratteristico: è ovale, grande come una prugna, di colore verde quando è acerbo o giallo quando è maturo, ha la buccia lucida e la polpa trasparente e croccante che contiene pochi semi neri. Quando viene tagliato, le fette hanno una peculiare forma a stella a cinque punte, motivo per cui la carambola è spesso chiamata frutto a stella o star fruit in inglese.
La carambola si mangia intera, comprensiva di buccia, il suo gusto tende all’acidulo e si sposa bene anche nelle insalate di verdure crude. Spesso è anche usato dai barman come decorazione dei cocktail visto che ha un effetto molto scenografico, nei dolci come candito o nella preparazione di succhi di frutta.
(fonte http://www.cibo360.it/alimentazione/cibi/frutta/carambola.htm)
Tamarindus Indica
Dolce e leggermente piccante il tamarindo è una delle spezie più usate nella cucina asiatica e nella gustosa cucina messicana. Sebbene sia particolarmente conosciuto come spezia, può benissimo essere mangiato anche come frutto. L’albero di tamarindo è uno degli alberi più grandi esistenti al mondo ed ha lunghi rami pendenti ricchi di fogliame denso. Questo maestoso albero può raggiungere l’impressionante altezza di 80 metri. Ogni baccello di frutto ha un guscio esterno che racchiude al suo interno una pasta marrone scuro appiccicosa. Botanicamente parlando, l’albero è inserito tra i grandi alberi tropicali appartenenti alla famiglia delle Fabaceae.
Gli alberi tropicali di tamarindo sono originari dell’Africa, ma crescono nelle regioni tropicali e subtropicali di Africa, Asia meridionale, Sud America e Caraibi. Il tamarindo contiene molti oli essenziali volatili, minerali, vitamine e fibre alimentari. Come ben sappiamo il classico limone contiene acido citrico, il tamarindo invece è ricco di acido tartarico. L’acido tartarico dona un sapore leggermente aspro al cibo, ma è anche un potentissimo antiossidante.
(fonte http://www.vitamineproteine.com/2013/01/09/proprieta-e-benefici-tamarindo)
Eugenia Uniflora
L’Eugenia Uniflora, chiamata anche “Ciliegia di Cayenna”, “Pitanga” o “Ciliegia del Brasile”, appartiene alla famiglia delle Mirtaceae ed è appunto originaria del Brasile. È un albero di sviluppo modesto, spesso mantenuto a cespuglio, con chioma espansa. Il frutto è si presenta come una piccola sfera del diametro di 2-4 cm, molto simile ad mandarino senza buccia, e contiene un unico grosso seme rugoso. La maturazione è molto scalare e sulla stessa pianta si possono trovare frutti di colore rosso scuro, pronti per essere raccolti, ed altri di un colore che varia dal verde al rosso, mentre si trovano in via di maturazione. La polpa è arancione, molto aromatica, dal gusto acidulo e zuccherino. È molto ricco di vitamina C e può essere consumato fresco tal quale oppure utilizzato nella preparazione di confetture, gelati e bibite. Questa specie tollera brevi periodi di temperature di qualche grado sotto lo zero, tuttavia a scopo precauzionale è bene proteggerla o ricoverarla in casa per evitare defogliazioni.
(fonte http://www.vivaigabbianelli.it/frutti-tropicali/2354-ciliegia-di-cayenna-eugenia-uniflora.html)
Bene, queste erano tutte le piante tropicali del progetto di quest’anno. Tuttavia ne manca ancora qualcuna che ho voluto aggiungere alla lista sotto forma di eccezione.
Capparis Spinosa
La Capparis Spinosa è la pianta del cappero. È un frutto che apprezzo molto e che non mi dispiacerebbe avere in giardino per un pronto consumo nelle insalate. Tra l’altro dovrebbe venire fuori anche un bel cespuglietto.
Jalapeño M
Il jalapeño viene coltivato prevalentemente in Messico e nel sud degli Stati Uniti. Ha una forma conica, è lungo dai 3 ai 7-8 cm ed ha una polpa spessa e soda; successivamente alla maturazione può assumere un colore che varia dal verde scuro al rosso acceso. È moderatamente piccante e lo si consuma preferibilmente “en escabeche” (in salamoia), oppure essiccato al sole poi affumicato con legni particolari (Chipotle).
(fonte http://www.semionline.it/products/peperoncino-jalapeno)
Uno degli aggiornamenti che non ho mai avuto tempo di pubblicare nel blog riguarda alcune piante di peperoncino piccantissimo che ho comprato all’ipermercato verso fine settembre. Le piantine purtroppo non sono sopravvissute all’inverno, vuoi per il freddo, vuoi per l’irrigazione non costante, ma adesso di peperoncino in polvere (essiccato e poi tritato) penso di averne per una vita (anche perché ne basta davvero qualche granello per rendere il cibo tremendamente piccante). Allora perché ho comprato dei semi di jalapeño? Non essendo molto forte me lo mangerò sempre coi pomodorini, tagliato al momento! È un piatto essenziale, ma con quel tocco piccante che rende tutto più gustoso.
Sequoiadendron Giganteum
Quello delle sequoie giganti è stato uno dei grandi esperimenti dell’anno scorso falliti miseramente (assieme alle palme reali di Cuba). Di tutti i semi piantati ne germogliò solo uno. Una notte lasciai il vasetto in giardino e la mattina mi ritrovai il germoglio tranciato. Sarà stato sicuramente uno scherzo di qualche uccellaccio. Quest’anno ho intenzioni di riprovarci e magari tenerli in casa finché il germoglio non sia cresciuto almeno un minimo!
E questa era l’ultima specie da presentare. In realtà ci sarebbe stata anche la famosa pianta danzante a cui ho dedicato lo scorso articolo, ma purtroppo per quella ho momentaneamente cambiato idea. I semi dovrebbero arrivare tutti entro il 20 marzo, ma per la semina non c’è fretta in quanto verso fine mese dovrebbe arrivare una bella ondata di freddo. Nel frattempo provvederò a pubblicare qualche aggiornamento sui litchis che ho appena travasato!