Non c’è papaya senza mango

Il mese scorso, quasi per gioco, ho voluto provare a piantare il seme di un mango comprato al supermercato. Posizionato in mansarda senza tante aspettative, qualche giorno dopo entro a controllare e mi trovo davanti una sorpresa: era nata una piantina di mango.

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Il fatto interessante è come facesse ancora particolarmente freddo verso metà aprile. Un clima assolutamente non adatto alla crescita di piante come questa. Ma si sa, la natura è strana. E così, mentre attendevo che tutti gli altri semi germogliassero, il mango cominciava già a raddrizzarsi e a sviluppare le prime foglioline.

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Due settimane dopo, intorno al 15 maggio, le foglioline erano diventate fogliolone, ma sfortunatamente ancora pendenti verso il basso.

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Arrivando ad oggi, due foglioline appena nate sono cadute poiché bruciate dal sole, ma le altre sono diventate verdi e hanno cominciato ad alzarsi. Finalmente una prova concreta del fatto che, dopo un burrascoso inizio dovuto probabilmente ad un clima non favorevole, questa piantina stia crescendo nel modo giusto.

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I Kiwano stanno germogliando!

Come previsto qualche giorno fa, i semi di kiwano sono stati i primi a germogliare. Certo, di 20 semi piantati ne sono usciti solo tre in un vaso e altri due nell’altro, ma probabilmente per vederli spuntare tutti ci vorrà un po’ di tempo in più. Ho letto infatti che possono impiegarci da una a sei settimane.

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Litchis: rinvaso andato male

A metà marzo ho effettuato il rinvaso dei litchis. Purtroppo per uno dei due le cose non sono andate bene. Il mio sbaglio è stato quello di posizionarli subito in giardino, sotto la luce diretta del sole di giorno e con un clima ancora freddo di notte. È bastata una giornata per distruggerne uno. I litchis sono piante delicate, maledizione, come ho fatto a commettere un errore del genere? Da quel giorno le foglie hanno iniziato ad accartocciarsi e successivamente a seccarsi e diventare bianche. Ho anche provato a concimarlo, ma la pianta sembra non volerne sapere di migliorare. Molto probabilmente è stato un colpo di vento freddo a causare tutti questi problemi. Attualmente si trova in casa, ma segni di miglioramento non se ne vedono.

I primi giorni dopo il rinvaso si presentava così.

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Adesso invece si presenta così.

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A me sembra quasi totalmente secca, ma preferisco darle ancora tempo. In ogni caso la seconda piantina, quella più piccola, sembra che del rinvaso ne abbia giovato. Sta già di nuovo ricrescendo.

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Semina effettuata

Yo yo yo! Oggi, primo aprile, ho proceduto alla semina di tutte le piante tropicali a parte quelle di dragon fruit, per le quali aspetterò che faccia più caldo. Un’intera mattina e un intero pomeriggio per riempire i vasi di argilla espansa, terriccio universale e un po’ di torba, seminare i semi, sigillarli con del celofan e infine categorizzarli con dei post-it. Adesso si tratterà solo di aspettare. I primi semi destinati a germogliare dovrebbero essere quelli di kiwano e di guava fragola. A presto per ulteriori aggiornamenti.

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Progetto piante tropicali da frutto

Questi ultimi giorni sono passati in un battibaleno e il caldo è arrivato con un almeno venti giorni di anticipo. L’avvio del progetto era stato programmato per fine mese, ma in queste condizioni sarà il caso di cominciarlo prima. Ieri ho passato tutta la giornata a spulciare il web in cerca di un valido negozio online da cui comprare i semi tropicali. Un’impresa impossibile che non finiva più! Il problema principale è che non esiste un unico sito che venda tutte le specie di cui hai bisogno. Uno ne vende alcune, un altro ne vende altre, ma mai tutte assieme. Dopo un intero pomeriggio e una faccia da zombie con occhiaie che toccavano il pavimento, ho scoperto questo sito fenomenale: Seeds Gallery. È stato l’unico in cui ho trovato praticamente tutto quello che cercavo. Ma oltre ad una scelta variegata, anche i prezzi non sono male. Oltre i 25 euro la spedizione è gratis e nel checkout si guadagnano dei piccoli sconti per gli acquisti successivi. Tanto di cappello! I semi mancanti invece li ho dovuti cercare su eBay. Anche lì ho trovato un buon venditore: si chiama ilseminator, è italiano e a quanto pare lavora davvero bene. Mi raccomando, se decidete di acquistare più semi dal suo store aspettate ad effettuare il pagamento: in questo modo vi farà pagare una sola spedizione piuttosto che una per ogni confezione di semi.

Ma tornando al progetto, facciamo un bell’elenco dei semi che ho comprato e per i quali ho speso all’incirca 40 euro. Per le descrizioni copierò un po’ da Wikipedia o da altri siti dedicati alle piante tropicali, altrimenti ci perderei un’intera giornata.

Psidium Guajava

Fresh Guava fruit

Sempre più spesso nella nostra cultura occidentale vediamo l’introduzione di nuovi frutti esotici che fino a una ventina di anni fa erano totalmente sconosciuti. Stiamo parlando in guasto caso della guava, un frutto che una volta tagliato a metà assomiglia lontanamente ad un pomodoro. Questo frutto tropicale ha delle eccellenti qualità che ne fanno un super-frutto. I frutti dell’albero hanno una grandezza che oscilla tra i 5 cm e i 10 cm con un peso compreso che può raggiungere facilmente i 200 grammi. Il frutto al palato si presenta dolce e cremoso e al suo interno la polpa assume colorazioni differenti che possono andare dal giallo al rosa fino al rosso intenso.

(fonte http://www.vitamineproteine.com/2012/09/06/proprieta-guava)

Psidium Cattleianum

Red psidium cattleianum

È simile alla guayaba comune (Psidium Guajava), dalla quale si differenzia per le foglie più lisce e senza nervature, ma anche per la maggiore facilità di coltivazione e fruttificazione in zone più fredde come l’Italia. Il frutto ha un sapore molto gradevole e sebbene assomigli molto alla guayaba comune, in realtà è alquanto diverso: un incontro tra la fragola con una “punta” di banana ed un pizzico di fragranza di Feoija. Non sa affatto di mela e non ha nemmeno la consistenza della mela, come si potrebbe pensare. Se il frutto della Guajava viene chiamato solo guava, quello della Cattleianum prende il nome di guava fragola. Facendo un confronto tra i due, la guava è più grande,  di colore giallo o rosso e simile per forma e dimensione alla Feoija (sono parenti d’altronde), mentre la guava fragola ha dimensioni simili alle nespole ed è sempre di colore giallo o rosso. Un utente del forum che ha assaggiato entrambe le varietà pensa che la guava sia superiore alla guava fragola solo per la maggiore percentuale di polpa/buccia, e quindi un gusto più zuccherino, invece per quanto riguarda i colori suppone che le versioni rosse siano più fragranti, ma anche meno resistenti delle gialle alle basse temperature. Io per non sbagliare ho comprato entrambe le varietà di Psidium Cattleianum: sia quella rossa (vedi foto), che quella gialla.

(fonte Tropicamente Forum)

Passiflora Edulis e Passiflora Caerulea

Frutto della passione

Il frutto della passione, o maracujà, spicca tra il fogliame verde di alcune piante appartenenti alla famiglia delle Passifloraceae, native del Brasile e introdotte in vari paesi a clima tropicale e subtropicale. Tra queste, le specie più conosciute per il loro valore commerciale sono la Passiflora Edulis (detta anche “maracujà viola”) e la Passiflora Edulis Flavicarpa (detta anche “maracujà gialla”).

Frutto della passione

Parliamo infine di una terza variante, che prende il nome di Passiflora Caerulea. Diciamo che l’ho aggiunta al carrello solo per poter usufruire della spedizione gratuita una volta raggiunti i 25 euro. Questa variante Wikipedia la descrive così: la Passiflora Caerulea è l’unica specie che può essere coltivata in Italia poiché sopporta più facilmente i nostri climi invernali. Originaria del Sudamerica, è una vigorosa pianta rampicante dalle lunghe ramificazioni dotate di robusti viticci che le permettono di ancorarsi facilmente a qualunque supporto. Ecco qui sotto la foto.

Frutto della passione

(fonte http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/maracuja.html)

Feijoa

La Feijoa, chiamata anche Acca Sellowiana, è una pianta sempreverde tipica del Sud America. Questo albero, che supera il metro e può anche raggiungere altezze molto elevate, si può trovare, ad esempio, nel Brasile meridionale, in Colombia, in Uruguay e nel nord dell’Argentina. L’arbusto sempreverde fa parte della famiglia delle myrtaceae e non produce solamente un ottimo frutto, dal sapore intenso, ma anche un rimedio naturale che possiamo utilizzare per curare o limitare i danni di moltissimi disturbi.

Feijoa

Il frutto, grande come una prugna, con scorza verde e polpa bianca o gialla e con molti semi, ha un gusto che è una via di mezzo tra quello dell’ananas e della fragola. Tipico del sud America, pare che si sia adattato benissimo anche alle nostre temperature, crescendo, ad esempio, in Liguria. La pianta è stata importata nel Vecchio Continente alla fine del secolo scorso e nel nostro paese viene utilizzata principalmente come pianta ornamentale.

Il frutto, dal profumo intenso, contiene pochissime calorie (70 per 100 grammi), diventando quindi un alimento indicato anche per chi è a dieta, anche perché non contiene colesterolo e la quantità di grassi è davvero molto ridotta. Al suo interno, inoltre, contiene moltissima vitamina C, ideale per rinforzare l’organismo e allontanare i malanni tipici dell’autunno e dell’inverno, di beta-carotene e di vitamina B6, indispensabile per il nostro organismo.

(fonte http://www.benessereblog.it/post/2544/feijoa-le-proprieta-nutrizionali-e-le-ricette-piu-sane)

Annona Muricata

Graviola

Immaginate di fondere in un unico sapore il delizioso gusto delle fragole, della cannella, dei manghi e dell’ananas. Questa è la descrizione che alcuni fanno della guanabana (si pronuncia “guanàbana”). Se non vivete in un paese tropicale, probabilmente non avete mai assaggiato questo frutto. La guanabana, detta anche graviola, è il frutto ovoidale dell’Annona Muricata; ha un’aria molto esotica, è verde brillante, il suo aspetto è un po’ minaccioso e  ha tante spine che lo ricoprono. In verità è un frutto dall’inaspettata dolcezza con numerose proprietà che possiamo sfruttare a nostro favore.

Contiene infatti altissime quantità di vitamina C e antiossidanti, capaci di rinforzare le nostre difese immunitarie e mantenere in forma i tessuti, prevenendo l’invecchiamento cellulare. Ha però anche discrete quantità di proteine, utili soprattutto per chi fa sport. Per quanto riguarda i minerali troviamo ferro, fosforo, potassio, sodio e magnesio.

(fonte http://www.freshplaza.it/article/38923/Le-proprietà-della-guanabana,-frutto-tropicale)

Annona Cherimola

Annona Cherimola

La descrizione è pressoché identica a quella dell’Annona Muricata, tranne per il fatto che la Cherimola resiste molto di più dell’altra ai nostri climi invernali. Questo però non significa che coltivarla nel nord Italia sarà un’impresa facile!

Da Wikipedia si legge inoltre che nella terra d’origine il suo frutto è chiamato chirimuya, da cui la traslitterazione italiana cirimoia, ma è volgarmente nota anche con l’appellativo inglese cherimoya o erroneamente anona (che però indica anche il frutto di tutte le specie di genere Anona). Contiene un elevato numero di semi e nel Mediterraneo matura in autunno.

(fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Annona_cherimola)

Annona Glabra

Annona Glabra

Ecco infine l’Annona Glabra. È un albero che può raggiungere un’altezza di 15 m, con foglie ellittiche lunghe 5–15 cm e larghe 6–8 cm. Il frutto, sferico-ovoidale, delle dimensioni di una mela, è inizialmente di colore verde e diviene giallo a maturazione. A differenza delle altre specie di Annona, la polpa del frutto di questa pianta, piuttosto che essere bianca, tende a variare dal giallo all’arancione. Il frutto si può mangiare tranquillamente e per alcuni il gusto è simile a quello di un melone bianco. È spesso usato per creare marmellate oppure alle Maldive come ingrediente per drink freschi di frutta.

(fonte http://en.wikipedia.org/wiki/Annona_glabra)

Carica Papaya e Carica Papaya Formosa

Papaya

Beh, questa è la papaia come tutti la conoscono. La papaia è un piccolo albero di 3-10 metri, originario dell’America centrale e diffuso un po’ in tutte le regioni tropicali e subtropicali (Brasile, Florida, India, Indonesia, Sri Lanka). Simile, nell’aspetto, alle palme e porta, sul tronco, le cicatrici delle foglie cadute.

Il frutto è la papaia, una grossa bacca arrotondata od ovoide che può pesare fino a 10 kg. A maturità è di colore verde-giallastro e contiene una polpa di colore arancio, ricca di semini neri ricoperti da mucillagine. La papaia è un frutto tropicale, apprezzato in tutto il mondo per il suo sapore, succoso e rinfrescante, a metà strada tra l’albicocca ed il melone.

La varietà normale non è difficile da trovare, ma non è lo stesso per la versione “Formosa”. Quella l’ho trovata da un venditore tedesco su eBay: un ordine da 2,50 euro con spedizione di 2 euro!

(fonte http://www.my-personaltrainer.it/integratori/papaia-papaya.html)

Cucumis Metuliferus

Kiwano

Il Cucumis metuliferus, comunemente denominato Kiwano, è una pianta annuale rustica e rampicante, a crescita molto veloce, simile alla zucchina o al melone, con foglie dotate di piccole spine e lunghi tralci.

I frutti assomigliano ad un bruco preistorico, pieno di aculei, della grandezza di un piccolo meloncino, di circa 10/15 centimetri. Al suo interno la polpa si presenta succosa e gelatinosa, verde brillante e formata da tanti piccoli semi commestibili (attenzione a non mangiarli nella fase della germinazione perché contengono una sostanza velenosa!). Il sapore è piacevole, leggermente agrodolce, di buon aroma, con un retrogusto simile alla banana (anche se altri dicono che sia più una via di mezzo tra il lime e il frutto della passione). Dicono che l’aggiunta di zucchero ne esalti il gusto. La polpa può essere mischiata alle macedonie, ma è ottima anche con i frutti di mare, con il gelato o i sorbetti.

(fonte http://www.seminiamoli.it/public/dettaglio.php?openMenu=8&id=21)

Hylocereus Undatus (Pitahaya)

Dragon fruit

Il nome Pitahaya viene da Haiti e significa “frutta spinosa”. Ne esistono due varietà: la Pitahaya Gialla e la Pitahaya Rossa. Prima della completa maturazione la Pitahaya, che pesa tra i 100 ed i 350 grammi, è verde e ricoperta da minuscole ed affilate spine che vengono tolte prima della sua diffusione sul mercato. La varietà Gialla è più piccola e assomiglia ad una pigna sottile, mentre quella Rossa ha una forma più rotonda e sulla buccia presenta delle lingue verdi allungate che avvolgono il frutto. La Pitahaya Gialla ha una polpa bianca con i semi neri, quella Rossa può avere la polpa sia bianca che rossa, con tanti minuscoli semi neri commestibili ed è meno saporita di quella Gialla. La polpa è di consistenza morbida, translucida e con un gusto dolce e delicato particolarmente aromatico. Ecco, ho fatto una cazzata perché ho preso quella rossa.

Ma per via delle dimensioni e dei colori, solo quella rossa viene chiamata Frutto del Drago!

(fonte http://www.ermesfruit.com/index.php?option=com_content&view=article&id=57&Itemid=156)

Averrhoa Carambola

Carambola

L’Averrhoa Carambola è un albero da frutto originario dello Sri Lanka, della Malesia e di tutta l’Asia subtropicale, ma viene coltivato anche in Brasile, in Colombia e nella Polinesia. Essendo una pianta molto delicata, abituata a climi tropicali, la carambola fa difficoltà ad adattarsi ad altri continenti, ma recentemente è stata introdotta in Sicilia dove riesce a produrre se viene curata e riparata bene.

Il frutto della carambola è molto caratteristico: è ovale, grande come una prugna, di colore verde quando è acerbo o giallo quando è maturo, ha la buccia lucida e la polpa trasparente e croccante che contiene pochi semi neri. Quando viene tagliato, le fette hanno una peculiare forma a stella a cinque punte, motivo per cui la carambola è spesso chiamata frutto a stella o star fruit in inglese.
La carambola si mangia intera, comprensiva di buccia, il suo gusto tende all’acidulo e si sposa bene anche nelle insalate di verdure crude. Spesso è anche usato dai barman come decorazione dei cocktail visto che ha un effetto molto scenografico, nei dolci come candito o nella preparazione di succhi di frutta.

(fonte http://www.cibo360.it/alimentazione/cibi/frutta/carambola.htm)

Tamarindus Indica

Tamarindo

Dolce e leggermente piccante il tamarindo è una delle spezie più usate nella cucina asiatica e nella gustosa cucina messicana. Sebbene sia particolarmente conosciuto come spezia, può benissimo essere mangiato anche come frutto. L’albero di tamarindo è uno degli alberi più grandi esistenti al mondo ed ha lunghi rami pendenti ricchi di fogliame denso. Questo maestoso albero può raggiungere l’impressionante altezza di 80 metri. Ogni baccello di frutto ha un guscio esterno che racchiude al suo interno una pasta marrone scuro appiccicosa. Botanicamente parlando, l’albero è inserito tra i grandi alberi tropicali appartenenti alla famiglia delle Fabaceae.

Gli alberi tropicali di tamarindo sono originari dell’​​Africa, ma crescono nelle regioni tropicali e subtropicali di Africa, Asia meridionale, Sud America e Caraibi. Il tamarindo contiene molti oli essenziali volatili, minerali, vitamine e fibre alimentari. Come ben sappiamo il classico limone contiene acido citrico, il tamarindo invece è ricco di acido tartarico. L’acido tartarico dona un sapore leggermente aspro al cibo, ma è anche un potentissimo antiossidante.

(fonte http://www.vitamineproteine.com/2013/01/09/proprieta-e-benefici-tamarindo)

Eugenia Uniflora

Eugenia Uniflora

L’Eugenia Uniflora, chiamata anche “Ciliegia di Cayenna”, “Pitanga” o “Ciliegia del Brasile”, appartiene alla famiglia delle Mirtaceae ed è appunto originaria del Brasile. È un albero di sviluppo modesto, spesso mantenuto a cespuglio, con chioma espansa. Il frutto è si presenta come una piccola sfera del diametro di 2-4 cm, molto simile ad mandarino senza buccia, e contiene un unico grosso seme rugoso. La maturazione è molto scalare e sulla stessa pianta si possono trovare frutti di colore rosso scuro, pronti per essere raccolti, ed altri di un colore che varia dal verde al rosso, mentre si trovano in via di maturazione. La polpa è arancione, molto aromatica, dal gusto acidulo e zuccherino. È molto ricco di vitamina C e può essere consumato fresco tal quale oppure utilizzato nella preparazione di confetture, gelati e bibite. Questa specie tollera brevi periodi di temperature di qualche grado sotto lo zero, tuttavia a scopo precauzionale è bene proteggerla o ricoverarla in casa per evitare defogliazioni.

(fonte http://www.vivaigabbianelli.it/frutti-tropicali/2354-ciliegia-di-cayenna-eugenia-uniflora.html)

Bene, queste erano tutte le piante tropicali del progetto di quest’anno. Tuttavia ne manca ancora qualcuna che ho voluto aggiungere alla lista sotto forma di eccezione.

Capparis Spinosa

Capperi

La Capparis Spinosa è la pianta del cappero. È un frutto che apprezzo molto e che non mi dispiacerebbe avere in giardino per un pronto consumo nelle insalate. Tra l’altro dovrebbe venire fuori anche un bel cespuglietto.

Jalapeño M

Jalapeño

Il jalapeño viene coltivato prevalentemente in Messico e nel sud degli Stati Uniti. Ha una forma conica, è lungo dai 3 ai 7-8 cm ed ha una polpa spessa e soda; successivamente alla maturazione può assumere un colore che varia dal verde scuro al rosso acceso. È moderatamente piccante e lo si consuma preferibilmente “en escabeche” (in salamoia), oppure essiccato al sole poi affumicato con legni particolari (Chipotle).

(fonte http://www.semionline.it/products/peperoncino-jalapeno)

Uno degli aggiornamenti che non ho mai avuto tempo di pubblicare nel blog riguarda alcune piante di peperoncino piccantissimo che ho comprato all’ipermercato verso fine settembre. Le piantine purtroppo non sono sopravvissute all’inverno, vuoi per il freddo, vuoi per l’irrigazione non costante, ma adesso di peperoncino in polvere (essiccato e poi tritato) penso di averne per una vita (anche perché ne basta davvero qualche granello per rendere il cibo tremendamente piccante). Allora perché ho comprato dei semi di jalapeño? Non essendo molto forte me lo mangerò sempre coi pomodorini, tagliato al momento! È un piatto essenziale, ma con quel tocco piccante che rende tutto più gustoso.

Sequoiadendron Giganteum

Sequoia gigante

Quello delle sequoie giganti è stato uno dei grandi esperimenti dell’anno scorso falliti miseramente (assieme alle palme reali di Cuba). Di tutti i semi piantati ne germogliò solo uno. Una notte lasciai il vasetto in giardino e la mattina mi ritrovai il germoglio tranciato. Sarà stato sicuramente uno scherzo di qualche uccellaccio. Quest’anno ho intenzioni di riprovarci e magari tenerli in casa finché il germoglio non sia cresciuto almeno un minimo!

E questa era l’ultima specie da presentare. In realtà ci sarebbe stata anche la famosa pianta danzante a cui ho dedicato lo scorso articolo, ma purtroppo per quella ho momentaneamente cambiato idea. I semi dovrebbero arrivare tutti entro il 20 marzo, ma per la semina non c’è fretta in quanto verso fine mese dovrebbe arrivare una bella ondata di freddo. Nel frattempo provvederò a pubblicare qualche aggiornamento sui litchis che ho appena travasato!

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Desmodium gyrans, la pianta danzante

Desmodium gyrans

La Desmodium gyrans è una pianta appartenente alla famiglia delle Leguminosae ed è originaria dell’Asia. È un arbusto tropicale che raggiunge altezze comprese tra i 30 e i 90 cm, con foglie oblunghe di color verde brillante. Ogni foglia è composta a sua volta da una foglia centrale e da due foglie laterali più piccole. La caratteristica di questa affascinante pianta sta proprio nelle piccole foglie che sono in grado di muoversi come per magia senza essere toccate. Ecco perché viene spesso chiamata “pianta danzante”. Il movimento delle foglie è possibile grazie a speciali cellule presenti nelle foglie stesse che vengono sollecitate dalle vibrazioni presenti nell’aria circostante, vibrazioni provocate ad esempio da musica, voci o rumori vari. La velocità di movimento viene influenzata anche da fattori esterni quali la luce e la temperatura. Qui sotto un video dimostrativo.

Sebbene non sia una pianta tropicale da frutto (caratteristica essenziale del progetto di quest’anno), ciò che la rende davvero interessante sono le sue foglie danzanti. Da coltivare non sembra complicata, può vivere tranquillamente in casa e dovrebbe rimanere piccolina. Insomma, qualche eccezione alla regola la possiamo anche fare. Di seguito riporto alcuni dati che ho trovato in un sito specializzato in piante carnivore.

Desmodium gyrans

Nome botanico: Desmodium gyrans
Nome comune: Pianta telegrafo o Pianta danzante
Famiglia: Leguminosae
Zona geografica: Asia
Periodo invernale: La pianta non sopporta le gelate che le sono fatali, predilige climi temperati, meglio se coltivata in casa.
Fioritura: Fiori piccoli di color viola.
Annaffiature: Mantenere il substrato sempre umido evitando che secchi tra un’annaffiatura e l’altra.
Temperatura: Gradisce temperature tra i 22° e i 35°.
Luce: Esposizione molto luminosa con esclusione dei raggi diretti del sole.
Substrato: Un mix di humus, normale terreno e sabbia, gradisce anche substrati leggermente acidi.

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Ritorno in grande stile

C’è così tanto da dire che non saprei nemmeno da dove iniziare. Partiamo dalla cosa più importante: sono ancora vivo e vegeto, proprio come le mie piantine (che tanto “ine” ormai non lo sono più). Penso che il viaggio in California mi abbia dato alla testa. Ancora oggi, a distanza di mesi, continuo a sognare tutti quelle meravigliose località che ho avuto modo di visitare nei mesi di luglio e agosto 2013. Se mai troverò tempo di farlo, mi piacerebbe scrivere un articolo a proposito di questa incredibile esperienza americana.

La mia scomparsa è dovuta principalmente a ciò che accaduto dopo il ritorno. Nonostante il solito stress per voli cancellati e bagagli smarriti, il vero problema è l’essere stato colpito da una vera e propria patologia che prende il nome di depressione post vacanza. Ebbene sì, l’America mi ha sconvolto l’esistenza! Improvvisamente non riuscivo più a sopportare la monotonia della vita normale. Per la ripresa mi ci è voluto del tempo, ma fortunatamente alla fine tutto è tornato come prima. Non ne abbiamo una solfa di tutto questo freddo e di tutta questa pioggia? Beato chi abita al sud e può già tuffarsi in mare e prendere il sole in spiaggia! Qua al nord le cose non vanno così bene. Riguardo il blog, per quest’anno ho in canna davvero tanti progetti che non aspettano altro che l’arrivo della primavera.

Ma prima di cominciare vorrei fare un aggiornamento di massa sulla crescita di tutte le piantine. Baobab, litchis, kapok, i bambù giganti, che di gigante non hanno proprio niente, e non dimentichiamoci del famoso esperimento noce di cocco.

BAOBAB

Ci eravamo lasciati a luglio con i baobab esplosivi. Nel mese di agosto sembravano aver imboccato la via per l’infinito. Tutto questo non sarebbe mai stato reso possibile se non fosse arrivata quella potentissima ondata di caldo africano. In California, almeno da San Francisco fino a Los Angeles, il clima non è mai stato così esageratamente caldo. Se da un lato ha fatto dannare voi italiani, dall’altro ha sicuramente fatto bene a tutte le piante. Una volta tornato a casa ho pensato di scattare qualche foto al baobab più grande.

Baobab Baobab

Se in una sola estate hanno avuto il coraggio di crescere così tanto, non mi stupirei se il prossimo autunno diventassero così alti da non starci più in casa. In quel caso sarebbe un bel problema (farà un buco sul tetto). Ma torniamo al presente; parliamo di come stanno e hanno affrontato la stagione invernale.

Verso fine settembre, onde evitare stragi di massa per il freddo, ho pensato di trasferirli tutti in mansarda. In quella stanza, zitti zitti, quatti quatti, sono stati e stanno ancora davvero alla grande. Questo significa che la crescita di baobab in Italia è possibile. La natura, in fondo, è più potente di quanto possiamo immaginare. Le piante cercheranno sempre di adattarsi di fronte a delle nuove condizioni climatiche.

Ero molto perplesso su come avrei dovuto gestire le irrigazioni invernali, ma seguendo passo passo i consigli degli esperti, tutto è filato liscio. La regola generale è questa: quando arriva il freddo e le foglie dei baobab cominciano ad ingiallire, fermarsi subito con le irrigazioni; queste potranno poi riprendere soltanto quando spunteranno le prime foglioline di primavera (ma soprattutto quando la temperatura sarà adeguata). Il bello di queste piante è che sono di dotate di tronchi rigonfi, caratterizzati da tessuti specializzati per l’immagazzinamento di acqua. In questa condizione le foglie cadono, ma il gambo rimane sempre bello verde. L’unico aspetto a cui fare attenzione è quello di non bagnare per nessun motivo la terra, oppure la pianta potrebbe marcire. Questi sono due dei miei baobab oggi: senza foglie, con i fusti verdi e impazienti di essere riportarti fuori al caldo.

Baobab senza foglie  Baobab senza foglie

Per chi volesse più informazioni riguardo il mantenimento dei baobab durante l’inverno, aggiungo questo: nelle ultime settimane ho passato molti pomeriggi a studiare in mansarda. Oltre ad essere abbastanza fredda, la stanza è anche piccola e i termosifoni non funzionano. La mia soluzione è stata quella di utilizzare una stufetta elettrica. Il problema principale delle stufette elettriche è quello di seccare tanto l’aria, così mi chiedevo se magari avrebbe potuto danneggiare le piante. Fortunatamente no. Anzi, questi influssi di aria calda e secca avrebbero addirittura potuto far loro bene.

LITCHIS

Ricordate la malattia che si erano presi questi litchis? Il ferro in polvere era la soluzione giusta: le piante stavano guarendo. È stata l’ondata di caldo africano di agosto a far perdere ogni speranza. Una carneficina totale. Fortunatamente però se ne sono salvate due: quelle rimaste quasi sempre all’ombra. E queste due, verso fine settembre, sembrava se la passassero proprio bene.

Litchis Foglie litchis

Ecco infine come si presentano i litchis oggi. Le foglioline rosse della foto precedente si sono trasformate in fogliolone verdi, ma la cosa più importante è che le piante sembrano siano finalmente intenzionati a slanciarsi verso l’alto.

Litchis Litchis

Se dovessi fare una selezione della pianta che mi piace di più, sceglierei sicuramente il litchis. Le sue foglie sono bellissime e fanno pensare a quelle del ficus. Mi piacerebbe se un giorno cominciasse a produrmi anche frutti. Questi litchis sono troppo belli e speciali per vivere con le radici intrecciate tra loro, ecco perché nella manutenzione primaverile provvederò a separali e a sistemarli in due vasi distinti. Sono gli unici due rimasti ed hanno dunque il diritto di vivere con un proprio degno spazio vitale.

KAPOK

Finora i kapok sono le piante più “diludendo”, come direbbe Joe Bastianich. Se a metà luglio la crescita sembrava procedere a gonfie vele, nel mese di agosto le foglie hanno cominciato ad accartocciarsi su sé stesse. A distanza di mesi non ne ho ancora capito il motivo, ma la notizia positiva è che sono ancora vive. Ecco la foto.

Kapok

Questa qui sotto è invece la quarta piantina di kapok, quella cresciuta in modo wild. A differenza delle altre, lei è diventata più alta e le sue foglie non hanno subito mutazioni. Solo con l’arrivo della primavera potremo saperne di più sugli sviluppi.

Kapok

BAMBÙ GIGANTE

Come dicevo nell’introduzione, di gigante questi bambù non hanno proprio niente. Inoltre al posto di crescere dritti amano pendere da ogni parte del vaso. Non è che mi abbiano venduto delle piante sbagliate?

Bambù gigante

Piantarli per terra d’altra parte significherebbe condannare a morte il mio giardino. Per quest’anno rimarranno nel loro bel vasetto e chiudiamo qui la storia. Solo quando cominceranno a creare una colonia ricca di esemplari potrò pensare di spostarli in un habitat più spazioso. Finché sono così pochi, trasferirli sarebbe una scelta prematura.

ESPERIMENTO NOCE DI COCCO

Un’esperienza da dimenticare. Al ritorno dalla California la noce di cocco era ancora lì, rinchiusa nel suo sacchettino col fondo ricoperto d’acqua. Per sicurezza, non vedendo cambiamenti, ho addirittura aspettato un’ulteriore quindicina di giorni prima di rimuoverla dal suo involucro. Purtroppo non ho potuto fare altro che spaccarla in due e buttarla nel cestino. L’interno era ancora bianco e presumo mezzo marcio. Le condizioni climatiche c’erano, il procedimento anche, cosa può essere andato storto? Sicuramente il tipo di noce di cocco. Non penso che la mia presenza avrebbe cambiato il risultato. Di fronte a queste considerazioni preferisco rimandare il progetto al futuro.

A QUESTO PUNTO ARRIVIAMO AL GRANDE PROGETTO DI QUEST’ANNO!

La grande novità sarà la coltivazione di nuove piante tropicali. E che piante! L’anno scorso è stato un anno di rodaggio, un anno dedicato praticamente solo ai baobab. Adesso è arrivato il momento di divertirci ancora di più.

E quale modo migliore di divertirsi se non quello di lanciarsi nella coltivazione di alcune tra le piante tropicali da frutto più inusuali di sempre? Nei giorni scorsi ho provveduto a formare una lista contenente molte specie che presenterò durante il mese di marzo. Wow, coltivare piante tropicali sta diventando sempre più bello. Fino all’inizio dell’anno scorso non avrei mai pensato di poter nascondere una passione così grande per questa attività. Ho creato questo blog per digitalizzare la crescita delle mie piante, ma sarebbe carino se con esso riuscissi ad aiutare anche altri aspiranti coltivatori come me. Diavolo, non ci ho mai impiegato così tanto per scrivere un articolo. Una settimana di lavoro, quasi 30 revisioni e tre cambi della data di pubblicazione: è incredibile. Detto questo, ci sentiamo presto per l’inizio della presentazione delle piante. Un saluto a tutti!

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Chi va piano va sano e lontano

Non potevo non pubblicare un aggiornamento sui litchis prima di partire per la California.

Finalmente spuntano nuove foglioline! Ormai ci avevo perso le speranze. La crescita procede lentissima, ma i risultati sono spettacolari. Dio solo sa quanto adori questa specie.

Litchis  Foglie litchis

Nello scorso aggiornamento mi ero dimenticato di pubblicare le foto della quinta pianta, quindi rimedio subito. Purtroppo non se la sta passando molto bene: è stata colpita dalla stessa malattia che ha colpito gli altri due litchis. Evidentemente è il mio giardino che lancia le maledizioni. Speriamo solo il ferro in polvere riesca a sistemare tutto.

Litchis ammalato  Litchis ammalato

Per il resto, chi vivrà vedrà.

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Kapok dalle mille foglie

Siamo nel pieno dell’estate e i Kapok crescono che è un piacere. Stanno soprattutto creando svariati gruppetti di foglie. Ma intanto io mi chiedo: le famose spine, escono o non escono? Queste piante sono infatti famose per il loro tronco ricoperto da spine distanziate pochissimo l’una dall’altra. Un passo alla volta, però, senza correre. Attualmente i gambi stanno cominciando a lignificare, ergo tutto procede secondo i piani. Ma vi ricordate com’erano i kapok il mese scorso?

Kapok

È interessante vedere come la sera tutte le foglie si affloscino verso il basso, proprio come se andassero a dormire. Ma bando alle ciance, ecco le altre foto.

Kapok

L’ultima foto è quella del kapok cresciuto in modo wild. Anche lui non scherza!

Kapok

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Baobab esplosivi

Un mese e qualche giorno dopo, siamo pronti per il prossimo aggiornamento di massa sulla crescita dei Baobab. Prima di iniziare, consiglio di guardare com’erano le piantine un mese fa. Una crescita a livelli stellari!

1) Cominciamo come sempre dal primogenito. Per la grandezza che stava raggiungendo, era troppo sacrificato in quel vasetto in cui si trovava. Penso che metterlo in questo container sia stata la scelta più azzeccata: dopo il travaso, infatti, sono bastati alcuni giorni di assestamento e poi ha subito cominciato a crescere come un dannato, proprio come lo volevo io. Se continua così, per fine agosto sarà sicuramente enorme.

Baobab

2) Sarà un po’ cresciuto il più piccolo dei miei baobab? Eh certo, non poteva mica rimanere lì impalato a guardare i suoi vicini mentre raggiungevano le stelle. Seppur più lentamente, anche lui crea ogni tanto nuove foglioline e si sviluppa in altezza. Questo vasetto trattiene l’acqua per troppo poco tempo, quindi necessita veramente di più attenzione rispetto agli altri. Spero cresca abbastanza, almeno da riuscire a lignificare un pochino il gambo. Non vorrei che quest’inverno morisse proprio per la sua fragilità. In questo periodo ho dovuto fertilizzare il litchis ammalato mettendoci dentro anche del solfato di ferro: siccome anche questo baobab presentava qualche problema, ne ho approfittato ed ho inserito il tutto anche nel suo vaso. Sembra giovarne!

Baobab

3) Da adesso si noteranno i cambiamenti maggiori. Il terzo baobab era l’ultimo ad aver iniziato la sua crescita con i cotiledoni rotti. Non vorrei sparare baggianate, ma mi è parso di vedere che le piante che crescono con cotiledoni rotti, poi siano anche quelle che presentano un gambo più sottile. In ogni a caso a me interessa l’altezza. Ne avranno finché vorranno di tempo per svilupparsi in larghezza, magari anche durante l’inverno con l’uso di qualche luce apposita. Comunque per essere cresciuto, è cresciuto proprio bene, ma penso non sia nulla rispetto a quello che diventerà alla fine dell’estate. Tempo di travaso? Anche sì. Non sarà il momento migliore, ma non posso lasciarlo lì confinato in quel vasetto ridicolo!

Baobab

4) Adoro questo baobab! Ma quante foglie ha creato? Si nota lontano un miglio la sua sofferenza per essere intrappolato in un vasetto così piccolo. Oggi o domani vado a comprarne due belli grossi per liberare lui e quello precedente da questa odiosa agonia. A parte gli scherzi, per ora non sembrano avere problemi, ma io penso già con l’ottica del futuro: un travaso adesso farebbe sicuramente meno male di un travaso in autunno/inverno (pensando comunque con l’ottica di non lasciarli andare in riposo vegetativo durante l’inverno). Vorrei che il mese di agosto lo sfruttassero tutte a pieno, che crescano come non mai. Da quanto pesano le foglie, per ora la pianta si è leggermente piegata. No, no, il nuovo vaso è sicuramente d’obbligo.

Baobab

5) Last, but not least. Anche lui cresciuto tantissimo, ma forse anche più degli altri dal momento che è quello uscito dopo, ma tanto tanto tempo dopo. Il suo vaso è più grande degli altri, quindi probabilmente non travaserò anche lui nel breve periodo. Io purtroppo non ci sarò fino al 20 agosto, quindi mi affiderò alla diligenza dei miei familiari. Col caldo che farà, frequenti annaffiature saranno d’obbligo! Alla prossima, tra un mese, per tanti nuovi aggiornamenti.

Baobab

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